Che cosa scrivere di Franco Venanti?
I suoi quadri hanno ispirato bellissimi testi di commento a critici e scrittori come Mimmo Coletti, Eugenio Giannì, Massimo Duranti, Enrico Vaime, Francobaldo Chiocci, Paul Cahill, Renzo Pardi, per citarne solo alcuni.
Questo è uno dei suoi grandi pregi: suscitare riflessioni che non possono in nessun caso limitarsi a etichette e inquadramenti in questa o quella corrente o tendenza.
Con Venanti le armi del critico d'arte si spuntano contro la libertà del ricercatore inesausto di verità più che di forme. La critica perciò diventa riflessione sulla esperienza umana, meditazione commossa sul vivere e il ricordare, lettura sofferta di segni che incidono il cuore delle cose.
C'è sempre una ricchezza problematica divertita o indignata nelle sue tele che sfidano l'intelligenza e ne pretendono l'impegno, senza rovinare l'incanto che la bellezza suscita.
Venanti non è mai stato pigro. Mio padre, uomo di grande cultura, era tra i suoi amici e ricordo che, quando rispondevo io al telefono, Venanti mi sfidava in conversazioni interminabili in cui si metteva in discussione ogni comoda certezza. Ancora oggi la sua curiosità e ricerca non hanno tregua.
La sua fantasia naviga sempre nel tempo, però mai in modo lineare.
Momenti diversi si sovrappongono in trasparenze che evocano un oggi e un allora, un luogo che è altrove ma è anche qui nel gesto del pittore, alluso nella tesa del borsalino o nel suo profilo assorto davanti alla tela.
La sua presenza sulla scena, defilato e con i pennelli in mano, ne fa il corifeo pensoso, spettatore partecipe che, levando il suo canto di segni e di colori, salva i sogni dal naufragio dell'oblio.
La magia notturna della favola si attua sulle tele di Franco dove tutto si anima e si rimette in corsa, dove le distanze del tempo e dello spazio vanno ad annullarsi in quelle infinite dell'universo in espansione.
E senza amarezza l'artista sorride.
Collegamento al sito web di Franco Venanti:
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