Le
recenti tragedie dei
barconi hanno toccato
il cuore di Silvano D'Orsi e lui si è calato in fondo al mare per
seguire
la discesa lenta e morbida dei corpi verso il fondo, la loro danza
senza gioia e senza speranza.
Vi
è un mistero nella creazione artistica di D'Orsi dove la
rappresentazione sulla tela di fatti reali si proietta in uno spazio
metafisico, si espande al di fuori dell'attualità e va ad
incastonarsi nella storia.
Le
tante morti di migranti che si sono avventurati su fragili
imbarcazioni in cerca di una vita migliore attraversando il braccio
di mare che divide l'Africa dall'Europa hanno guidato il pennello di
Silvano in linee sorprendenti e drammatiche che inseguono verso il
buio dei fondali marini i loro corpi in discesa libera. Qui non vi
sono braccia che si tendono in aiuto e mani che si stringono, mentre
la luce in alto è sempre più lontana, bianca e perduta. Nella
profondità di questo spaccato di mare i corpi diventano pesci
abissali, luminescenti e misteriosi, trasparenti come meduse.
Ma
il vero mare è anche una scenografia meravigliosa pullulante di vita
colorata e spettacolare... Qui invece diventa il fondale di un dramma
in bianco e nero, pieno di corpi disordinati, invaso dall'uomo, un
tema, quello della distruzione della natura, da sempre sottinteso
nelle tele di D'Orsi.
Il
grande quadro richiama i Giudizi Universali degli affreschi italiani
del Cinquecento con personaggi che fluttuano nell'aria densa
inesorabilmente spinti verso il destino finale. Ma in Mare Nostrum
vi sono elementi che ci portano altrove. La grazia sorprendente dei
merletti disegnati sulle membra crea dubbi sull'identità dei
naufraghi e ci sospinge verso altre riflessioni, altri spazi. La
bellezza del segno di D'Orsi ci distoglie dal tema e restiamo
intrigati nella malia della tela.
Attraverso
l'arte di Silvano, la tragedia dei migranti esce dall'oggi e
raccoglie echi dei mille e mille naufragi lontani, il mare diventa
oceano fino a diventare l'oceano mitologico che avvolgeva il mondo e
ne decideva i limiti. Qui decide il limite della vita e si allarga ad
essere il simbolo di una dimensione arcana, la discesa agli inferi.
Ma
sono ancora i manichini di D'Orsi a recitare la parte degli umani,
sono manichini quelli che affondano, non persone. Siamo di fronte ad
una recita elegante e, come a teatro, nulla è reale, ma proprio per
questo quelle figure possono rappresentare ognuno, ogni perdita è di
tutti, ogni morte è la Morte stessa.
E
tu non chiedere per chi suona la campana. E tu non chiedere
chi erano quelli che vedi su questa tela perché in questo mare
dipinto, metafisica dell'esistenza, si consumano il limite della vita
umana e la sua effimera e luminosa bellezza.
L'artista, nativo di Gioia Sannitica (CE), ha donato al suo paese questa grande tela (3 x 2 metri), che è stata permanentemente installata nella sala consiliare del Municipio, dove si trovano altre importanti opere di D'Orsi visibili nelle foto che seguono.
L'inaugurazione si è tenuta il 12 ottobre 2019 alla presenza del Sindaco Giuseppe Gaetano e di numerose autorità locali e nazionali.
La Senatrice Sandra Lonardo taglia il nastro |
Il Sindaco Giuseppe Gaetano tra la Sen. Lonardo e l'artista |
Rita Castigli presenta l'opera |
Silvano D'Orsi and the metaphysics of shipwrecks
The
recent tragedies of the barges touched Silvano D'Orsi's heart and he
lowered himself to the depth of the sea to follow the slow and soft
descent of the bodies towards the bottom, their dance without joy and
without hope.
There
is a mystery in the artistic creation of D'Orsi where the
representation of real facts on canvasses is projected into a
metaphysical space, expands out of current events and goes to embed
itself in history.
The
many deaths of migrants who have ventured on fragile boats in search
of a better life crossing the stripe of sea that divides Africa from
Europe have guided Silvano's brush into surprising and dramatic lines
that chase towards the darkness of the seabed their bodies downhill.
Here there are no arms that tend to help and hands that tighten,
while the light at the top is more and more distant, white and lost,
and the bodies become abyssal fish, luminescent and mysterious,
transparent like jellyfish.
But
the real sea is usually a wonderful setting teeming with colorful and
spectacular life ... Here instead it becomes the backdrop for a drama
in black and white, full of disordered bodies, invaded by man, a
theme, that of the destruction of nature, always implied in D'Orsi's
paintings.
The
large painting recalls the Universal Judgments of the
sixteenth-century Italian frescoes with characters floating in the
dense air inexorably pushed towards their final destiny. But in Mare
Nostrum there are other elements that take us elsewhere. The
surprising grace of lace designed on the limbs creates doubts about
the identity of the shipwrecked and pushes us towards other
reflections, other spaces. The beauty of D'Orsi's sign distracts
us from the theme and we remain intrigued in the charm of the canvas.
Through
Silvano's art, the tragedy of migrants gets out of today and collects
echoes of the thousands and thousands of shipwrecks of the past, the sea
becomes the ocean and finally becomes the mythological Ocean that
enveloped the world and decided its limits. Here it decides the limit
of life and expands to be the symbol of an arcane dimension, the
descent into the underworld.
But
it is still D'Orsi's mannequins to play the part of humans,
those that sink are mannequins, not people. We are facing an elegant
performance and, as in theater, nothing is real, but, precisely for
this reason, those figures can represent everyone, every loss belongs
to everyone, every death is Death itself.
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