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sabato 8 dicembre 2012

Scoperte preziose nel verde delle Marche


Un itinerario nei dintorni di Camerino


Pievebovigliana
L'ineffabile grazia dell'arte marchigiana in questo busto femminile del primo cinquecento
(Museo Civico di Pievebovigliana)
Da sempre amiamo le Marche: il territorio, le qualità positive delle persone, la gastronomia e il patrimonio artistico. Ci troviamo spesso, in questo periodo, a frequentare la terra dei Da Varano, in provincia di Macerata, capace di regalare sorprendenti emozioni a chi ama l'arte e la storia. 

Pievebovigliana

La cosa più speciale di un piccolo comune come Pievebovigliana è che ogni oggetto ha una storia ed è spesso una storia d'amore. 
Così il Museo Civico “Raffaele Campelli” è il prezioso scrigno delle memorie del paese e contiene pagine frammentarie di un diario plurimillenario, scritto sulle pietre scheggiate dei preistorici primi abitanti e via via sui manufatti piceni e poi romani. Questa sezione del museo è intitolata al grande archeologo Valerio Cianfarani, che iniziò i suoi studi alla “Pieve” ed era tra i giovani che con Monsignor Campelli, il parroco di allora, gli anni '20 del secolo scorso, raccolsero con passione i reperti affioranti in paese e lungo il torrente Fornace, costituendo il primo nucleo del museo in un ambiente della canonica.


Olla rinvenuta da Mons. Campelli nel 1926
(Museo Civico, sezione archeologica

La Pinacoteca ospita tele e sculture allineate alla eleganza e grazia marchigiana dei secoli dal XV al XVII. Una tela è invece di scuola romana (copia da Scipione Pulzone), che Niccolò Liberati, emigrato a Roma dove aveva fatto fortuna con la sua attività di fornaio, donò alla sua mai dimenticata parrocchia di Petrignano, un segno di amore e fedeltà alle proprie radici.


Pievebovigliana
Crocifissione, copia da Scipione Pulzone (sec. XVII). Particolare.
L'originale (1585-90) è a Roma nella chiesa di Santa Maria in Vallicella o Chiesa Nuova
Pievebovigliana
La grazia fanciullesca di un angelo. Pittore umbro del primo '500, Madonna di Loreto (particolare)
Pievebovigliana
San Sebastiano, inerme nella sua stilizzata nudità. Statua lignea, XV sec.
Pievebovigliana
Particolare del San Sebastiano
Pievebovigliana
Simone e Giovan Francesco De Magistris (attrib.), Madonna di Loreto e Santi
(particolare con San Paolo)
Pievebovigliana
Nobilissimo e dolorosamente consapevole viso di Cristo. Terracotta, sec. XVI.
Rinvenuta e restaurata da Mons. Campelli
Pievebovigliana
Una sala del Museo Civico di Pievebovigliana 

Il museo è stato il punto di partenza del nostro itinerario perché lì si trova documentata, accanto alle eccellenze artistiche di Filippo Marchetti e Maria Paciotti, anche la storia delle attività produttive del luogo, dalle fornaci alla tessitura alla distillazione dei liquori.

Maria Paciotti
Le quattro stagioni, xilografie di Maria Paciotti (prima metà del '900)

Filippo Marchetti
Il fortepiano di Filippo Marchetti

Di conseguenza, salendo per antiche strade alla chiesa di Santa Maria Assunta, la bellezza armoniosa della costruzione si inserisce in una secolare storia di cultura.


Pievebovigliana
La triplice abside della Pieve romanica di Santa Maria Assunta
Una vista laterale mette in evidenza la doppia altezza dell'abside, che racchiude la chiesa e la sottostante cripta
(alcune foto della cripta in questo nostro precedente articolo

La Chiesa di San Giusto a San Maroto (sec. XI-XII) meriterebbe da sola il viaggio. In quello spazio semplice di arcana perfezione regna un silenzio sovrumano. Tante sono le ipotesi sulla sua storia. Ne riferisco una che sembra armonizzi la forma particolare della chiesa con il nome San Maroto, originariamente San Marone (l'intitolazione a San Giusto è probabilmente avvenuta in un secondo tempo). Questi era un eremita siriano morto nel 410, i cui numerosissimi seguaci, i Maroniti, si spostarono in Libano nel VII secolo. Durante le crociate furono fitte le relazioni tra loro e la Santa Sede (la testa del santo è tuttora conservata nella cattedrale di Foligno) ed è noto che alla diffusione del monachesimo in Umbria e Marche contribuirono certamente monaci siriani.


San Giusto
La pianta circolare è rara e realizza all'interno uno spazio arcano
San Giusto
La struttura a tholos della cupola in pietra calcarea è semplice e suggestiva
San Giusto
La chiesa di San Maroto custodisce una Madonna in trono (qui un particolare)
attribuita a Venanzio da Camerino (primi decenni sec. XVI)
Ma il piccolo comune marchigiano ha molto altro da offrire ai “cacciatori d'arte”: il Castello di Beldiletto, lussuosa residenza dei Da Varano, la chiesa e il convento di San Francesco a Pontelatrave, la cripta di Santa Maria Assunta già presentata in un nostro articolo di qualche tempo fa.  

Ringraziamo il Sindaco di Pievebovigliana Sandro Luciani e l'architetto Lolita Ciuffoni  che con grande cortesia e disponibilità ci hanno fornito materiale informativo e una guida alla visita del museo, oltre alla possibilità di effettuare riprese fotografiche.


Convento di San Francesco a Renacavata

Il convento di Renacavata, presso Camerino, è uno dei primissimi insediamenti del nascente ordine dei Cappuccini e ne esprime la scelta di povertà e semplicità nei muri spogli e nel porticato d'ingresso, nella piccolissima chiesa raccolta e mistica, nel rifiuto del lusso di cui faceva sfoggio la chiesa pretridentina.

Cappuccini

Renacavata
Mattia della Robbia, Incoronazione della Vergine con San Francesco e Sant'Agnese, 1530
Il color cenere del saio di san Francesco nella pala d'altare (era il colore scelto dai primi Cappuccini) simboleggia la dimessa austerità della loro scelta. Però all'interno del convento c'è il museo con i lavori artigianali dei frati e in essi si rivela un livello estetico talmente straordinario che sembrano sorretti da un canto di preghiera oltre che dalla tecnica raffinata.
L'impegno dell'Ordine nelle missioni permise loro di utilizzare materiali inconsueti, preziosi come legni esotici e gusci di tartaruga o estremamente poveri come la paglia che però diventa una grafia dorata nelle loro mani.


Cappuccini
Paliotto in paglia (XVIII sec.), particolare
Cappuccini
Ciborio (o tabernacolo) in legni pregiati, avorio e madreperla (XVII sec.)
Cappuccini
Ciborio in legno e tartaruga (sec. XVIII)
Cappuccini
Particolare con statuetta dell'Immacolata
Cappuccini
La piccola e preziosa architettura barocca trova il suo punto focale nella porta del tabernacolo 

Anche i quadri, benché poco originali, recano il segno di veri pittori come la pregevole copia da Raffaello o il drammatico San Francesco vicino all'emozione di uno Zurbaran o di un Ribera, o la Deposizione secentesca che riecheggia i grandi bolognesi del tempo.


Raffaello
Madonna della Palma, copia da Raffaello
Cappuccini
San Francesco, autore ignoto, sec. XVII
Renacavata
Particolare di Deposizione, autore ignoto, sec. XVII

Un giovane novizio ci ha fatto da guida con orgoglio e entusiasmo, come chi, indossando un misero saio di tela, mostra i tesori della grandezza di cui la sua “famiglia” fu capace.

Per chi volesse ripercorrere questo piccolo ma affascinante itinerario, alleghiamo una cartina tratta da Google Maps:



1 commento:

  1. L'articolo è molto coinvolgente perché costituisce non solo il diario di un affascinante viaggio attraverso le varie forme che le mani degli uomini possono dare al loro amore per la bellezza, ma anche, spaziando tra epoche diverse,una testimonianza del fatto che, se la loro esistenza finisce, l'arte, grazie ad alcuni tra quelli verranno dopo,può far sì che ne resti per sempre il ricordo. Auguro a Rita e Aurelio un anno, anzi, tanti anni di altri meravigliosi viaggi. Vittoria

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