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sabato 21 dicembre 2019

La Ragnatela delle Emozioni

Silvano D'Orsi e la raffinata arte del disegno


Silvano D'Orsi continua a stupire con il suo appassionato percorso di ricerca verso scenari espressivi sempre nuovi. Nasce dal profondo della sua anima d'artista il bisogno di esplorare spazi dove la sua fantasia può collocare figure metafisiche in scorci della coscienza ancora oscuri. Il bianco è una dimensione di silenzio, che non fornisce elementi di orientamento. Tutto è fermo in un non-spazio senza tempo. Il volo di libellule o la sospensione di nastri o stoffe avviene per forze che sono solo dell'emozione.

Nella Crocifissione, il perizoma, unico elemento plastico"corporeo" del Cristo, è agitato da un sentimento di tragedia che non è altrimenti espressa. Parla di trasformazioni che da lì nasceranno, la nuova civiltà che da quella morte, da quel corpo martoriato, segnalato solo da una linea sottile e da quel panno agitato nell'aria, prenderà il via. I mantelli di Maria e di Giovanni hanno un panneggio fitto e drammatico; costruiscono le due figure dei dolenti solo con il loro piegarsi e ripiegarsi in un groppo di dolore. La forma estrema del dolore attraverso l'intrecciarsi di linee su linee come singhiozzi di pianto.

Silvano D'Orsi

Uno dei grandi disegni a china rappresenta una vasca
, tema caro all'Artista. Vi si radunano figure in abiti molto raffinati e originali, con trasparenze delicate sui seni rotondi e calze ricamate, che hanno qui ulteriori fragilità in aggiunta alla follia dell'illusione di poter navigare e di sopravvivere. Il remo è spezzato, benché fosse comunque inutile, e due libellule volano troppo vicino alla piccola lampada antiquata e vacillante. Tanta esuberanza di forme femminili è esposta sotto grandi bellissimi cappelli sfarzosi nella più disperata delle condizioni, in un'esibizione di vanità e di grazia.

Silvano D'Orsi

La china permette una definizione perfetta delle figure, delineandone i netti contorni, mentre il tratteggio e la puntinatura più o meno densi creano i volumi. Così tutto appare perfettamente costruito, preciso e chiaro. Con la stessa minuzia gli incisori riuscivano a rappresentare intere città con le cinte murarie o complessissime scene di battaglie. Storie e situazioni reali, riprodotte con aderenza. Qui Silvano usa la stessa acribia per portarci in un mondo dove il nostro si traspone e possiamo riconoscere nostre situazioni che diventano metafore e ci portano a riflettere sulle verità profonde nascoste in esse.


Anche nei disegni di D'Orsi, come nelle incisioni dei grandi Maestri come Dürer, il lavoro paziente e rigoroso è sorretto e sviluppato dall'importanza del soggetto rappresentato, momenti cruciali che meritano rispetto e, direi, devozione.
I dettagli sono pieni di simboli che caricano di messaggi i disegni. Le calze, per esempio, ora fiorite e invitanti, ora enigmatiche a scacchiera, ora con numeri e astruse operazioni sussurrano storie e evocano altri tempi.


Le lampadine surrogano la luna e gli ombrelli proteggono come un solido tetto chi vi si rifugia sotto e si crede al sicuro. Intanto libellule e grandi uccelli popolano quello che non si può chiamare cielo, ma lo spazio mentale del disegno. Una teiera  o un vaso da fiori non mancano mai a rassicurare i presenti e le coppie si abbandonano alla presenza di maschere
ironiche e pensose.

E comunque, questi disegni incantano per il mistero che racchiudono ed esprimono. La bellezza di ogni dettaglio ammalia chi guarda e resta preso nella rete finissima dei segni come l'insetto curioso nella sottile ed elegantissima tela del ragno.

Silvano D'Orsi  Silvano D'Orsi

Silvano D'Orsi


A Cobweb of Emotions
Silvano D'Orsi and the fine art of drawing

Silvano D'Orsi continues to amaze us with his passionate research towards ever new expressive scenarios. The need to explore spaces where his imagination can place his metaphysical figures in still obscure glimpses of consciousness arises from the depth of his artistic soul. White is a dimension of silence, which does not provide orientation elements. Everything is stopped in a timeless non-space. The flight of dragonflies or the suspension of ribbons or fabrics occur by forces that are only emotion.
In the Crucifixion, the thong, the only "bodily" plastic element of Christ, is stirred by a feeling of tragedy that is not otherwise expressed. It speaks of transformations that will arise from there, the new civilization that
will start from that death, from that tortured body, signaled only by a thin line and a cloth agitated in the air. The cloaks of Maria and Giovanni have a thick and dramatic drapery; they construct the two figures of the mourners only by their bending and folding in a lump of pain. The extreme form of pain through the intertwining of lines on lines like crying sobs.
One of the large ink drawings represents a tub in which a group of figures in very refined and original clothes gather, with delicate transparencies on the round breasts and embroidered stockings. They have here further fragility in addition to the madness of the illusion of being able to navigate and survive. The oar is broken, although it was useless in any case, and two dragonflies fly too close to the small old-fashioned and wavering lamp. So much exuberance of feminine forms is exposed under large beautiful gorgeous hats in the most desperate of conditions, in an exhibition of vanity and grace.
Ink allows a perfect definition of the figures, outlining their clear contours; the more or less dense hatching and dotting create the volumes. Everything appears perfectly constructed, precise and clear. With the same accuracy the engravers of the past managed to represent entire cities with walls, or complex scenes of battles. Real stories and situations, reproduced with adherence. Here Silvano uses the same meticulous technique to take us to a world where ours is transposed, and we recognize our situations that become metaphors and lead us to reflect on the deep truths hidden in them.
Even in D'Orsi's drawings, as in the engravings of the great Masters such as Dürer, the patient and rigorous work is supported and developed by the importance of the subject represented, crucial moments that deserve respect and, I would say, devotion.
The details are full of symbols that load the drawings with messages. Socks, for example, sometimes flowery and inviting, sometimes enigmatic checkerboards or numbers and abstruse operations, tell whispered stories.
Light bulbs replace the moon and umbrellas protect people taking refuge under them and believe themselves to be safe like a solid roof. Meanwhile, dragonflies and large birds populate what cannot be called heaven, but the mental space of the drawing. A teapot or a flower vase never fails to reassure those present, and couples indulge in the presence of thoughtful and ironic masks.
And in any case, these drawings enchant for the mystery they contain and expressi. The beauty of every detail bewitches the viewer, who remains caught in the very fine network of signs such as the curious insect in the thin and elegant spider web.



domenica 3 novembre 2019

Mare Nostrum

Silvano D'Orsi e la metafisica del naufragio

Mare Nostrum


Le recenti tragedie dei barconi hanno toccato il cuore di Silvano D'Orsi e lui si è calato in fondo al mare per seguire la discesa lenta e morbida dei corpi verso il fondo, la loro danza senza gioia e senza speranza.
Vi è un mistero nella creazione artistica di D'Orsi dove la rappresentazione sulla tela di fatti reali si proietta in uno spazio metafisico, si espande al di fuori dell'attualità e va ad incastonarsi nella storia.
Le tante morti di migranti che si sono avventurati su fragili imbarcazioni in cerca di una vita migliore attraversando il braccio di mare che divide l'Africa dall'Europa hanno guidato il pennello di Silvano in linee sorprendenti e drammatiche che inseguono verso il buio dei fondali marini i loro corpi in discesa libera. Qui non vi sono braccia che si tendono in aiuto e mani che si stringono, mentre la luce in alto è sempre più lontana, bianca e perduta. Nella profondità di questo spaccato di mare i corpi diventano pesci abissali, luminescenti e misteriosi, trasparenti come meduse.
Ma il vero mare è anche una scenografia meravigliosa pullulante di vita colorata e spettacolare... Qui invece diventa il fondale di un dramma in bianco e nero, pieno di corpi disordinati, invaso dall'uomo, un tema, quello della distruzione della natura, da sempre sottinteso nelle tele di D'Orsi.
Il grande quadro richiama i Giudizi Universali degli affreschi italiani del Cinquecento con personaggi che fluttuano nell'aria densa inesorabilmente spinti verso il destino finale. Ma in Mare Nostrum vi sono elementi che ci portano altrove. La grazia sorprendente dei merletti disegnati sulle membra crea dubbi sull'identità dei naufraghi e ci sospinge verso altre riflessioni, altri spazi. La bellezza del segno di D'Orsi ci distoglie dal tema e restiamo intrigati nella malia della tela.
Attraverso l'arte di Silvano, la tragedia dei migranti esce dall'oggi e raccoglie echi dei mille e mille naufragi lontani, il mare diventa oceano fino a diventare l'oceano mitologico che avvolgeva il mondo e ne decideva i limiti. Qui decide il limite della vita e si allarga ad essere il simbolo di una dimensione arcana, la discesa agli inferi.
Ma sono ancora i manichini di D'Orsi a recitare la parte degli umani, sono manichini quelli che affondano, non persone. Siamo di fronte ad una recita elegante e, come a teatro, nulla è reale, ma proprio per questo quelle figure possono rappresentare ognuno, ogni perdita è di tutti, ogni morte è la Morte stessa.
E tu non chiedere per chi suona la campana. E tu non chiedere chi erano quelli che vedi su questa tela perché in questo mare dipinto, metafisica dell'esistenza, si consumano il limite della vita umana e la sua effimera e luminosa bellezza.


Gioia Sannitica

Silvano D'Orsi

L'artista, nativo di Gioia Sannitica (CE), ha donato al suo paese questa grande tela (3 x 2 metri), che è stata permanentemente installata nella sala consiliare del Municipio, dove si trovano altre importanti opere di D'Orsi visibili nelle foto che seguono. 
L'inaugurazione si è tenuta il 12 ottobre 2019 alla presenza del Sindaco Giuseppe Gaetano e di numerose autorità locali e nazionali.
 
Silvano D'Orsi
La Senatrice Sandra Lonardo taglia il nastro
Silvano D'Orsi
Il Sindaco Giuseppe Gaetano tra la Sen. Lonardo e l'artista
Silvano D'Orsi
Rita Castigli presenta l'opera
 Silvano D'Orsi

Silvano D'Orsi

Silvano D'Orsi
Veduta d'insieme della sala consiliare
Gioia Sannitica
Il Buon Governo (2018)

Silvano D'Orsi and the metaphysics of shipwrecks

The recent tragedies of the barges touched Silvano D'Orsi's heart and he lowered himself to the depth of the sea to follow the slow and soft descent of the bodies towards the bottom, their dance without joy and without hope.
There is a mystery in the artistic creation of D'Orsi where the representation of real facts on canvasses is projected into a metaphysical space, expands out of current events and goes to embed itself in history.
The many deaths of migrants who have ventured on fragile boats in search of a better life crossing the stripe of sea that divides Africa from Europe have guided Silvano's brush into surprising and dramatic lines that chase towards the darkness of the seabed their bodies downhill. Here there are no arms that tend to help and hands that tighten, while the light at the top is more and more distant, white and lost, and the bodies become abyssal fish, luminescent and mysterious, transparent like jellyfish.
But the real sea is usually a wonderful setting teeming with colorful and spectacular life ... Here instead it becomes the backdrop for a drama in black and white, full of disordered bodies, invaded by man, a theme, that of the destruction of nature, always implied in D'Orsi's paintings.
The large painting recalls the Universal Judgments of the sixteenth-century Italian frescoes with characters floating in the dense air inexorably pushed towards their final destiny. But in Mare Nostrum there are other elements that take us elsewhere. The surprising grace of lace designed on the limbs creates doubts about the identity of the shipwrecked and pushes us towards other reflections, other spaces. The beauty of D'Orsi's sign distracts us from the theme and we remain intrigued in the charm of the canvas.
Through Silvano's art, the tragedy of migrants gets out of today and collects echoes of the thousands and thousands of shipwrecks of the past, the sea becomes the ocean and finally becomes the mythological Ocean that enveloped the world and decided its limits. Here it decides the limit of life and expands to be the symbol of an arcane dimension, the descent into the underworld.
But it is still D'Orsi's mannequins to play the part of humans, those that sink are mannequins, not people. We are facing an elegant performance and, as in theater, nothing is real, but, precisely for this reason, those figures can represent everyone, every loss belongs to everyone, every death is Death itself.
And never send to know for whom the bell tolls. And never send to know who were the ones you see on this canvas because in this painted, metaphysical sea of ​​existence, the limit of human life and its ephemeral and luminous beauty are consumed.

Gioia Sannitica

Silvano D'Orsi

Silvano D'Orsi

Silvano D'Orsi

Silvano D'Orsi

Gioia Sannitica

mercoledì 22 maggio 2019

Amazzoni Fragili

Le Donne di Ennio Boccacci tra mito e storia


Ennio Boccacci
Combattimento di Achille e Pentesilea (2019)


PENTESILEA
Lo Scamandro brillava sotto il sole discendente ma ancora bianco e luccicava come una lama tagliando la pianura arida che divideva Troia dalle navi minacciose degli Achei. All'orizzonte si disegnavano le loro sagome furtive e la pianura appariva come indifesa sotto un cielo implacabile e blu.
Le polveri che si sollevavano sulla distanza fecero capire ad Achille che le Amazzoni si avvicinavano. Erano le nuove forze con cui Ilio doveva tentare una riscossa dopo che Ettore era morto.
Si fecero avanti con furia sui loro cavalli imbracciando gli archi crudeli e mirando agli Achei. Questi occupavano una favorevole posizione perché erano controluce e il sole basso sull'orizzonte abbagliava a tratti e disturbava la mira alle guerriere. Poi la lotta si fece corpo a corpo, selvaggia, con le lame sguainate e il rumore dei ferri che tintinnavano e s'intrecciavano come in una danza feroce.
Alla fine rimasero solo loro due, Achille e Pentesilea. Improvvisamente lei sentì come un'onda investirla. Era forse la luce del sole sempre più basso che le appannò la vista, o forse erano gli occhi di Achille, quell'azzurro infinito, divino, quell'azzurro luminosissimo che si conficcava nei suoi occhi investendola come una vampa che era forse odio o forse era desiderio. Ma questo lei non poté chiederselo perché in quell'attimo di appannamento, quell'attimo di offuscata estasi, Achille le si fece addosso, tese la lancia e la conficcò sotto il seno sinistro di lei. Subito il sangue ne sgorgò copioso a fiotti inondandole il corpo.
Achille allora si slanciò per raccoglierla e si ritrovò lentamente a scivolare su di lei che tra i palpiti stava perdendo la sua anima grande. Lui la strinse a sé e d'improvviso il desiderio lo sopraffece. Era stata davvero una vampa di passione quella che aveva incendiato i loro occhi fino ad offuscarli.
Scivolò in quel corpo e tra i singulti si trovò a penetrarla. Si perse nel corpo di lei, si confuse. Il suo viso fu sommerso dal sangue che continuava a scorrere a fiotti e l'orgasmo si mischiò ai rantoli della morte. Raccolse l'ultimo respiro di lei in un bacio folle e infinito. E si scoprì a piangere e le lacrime gli tracciarono delle strisce chiare sul viso che quel sangue aveva ricoperto di una patina rossa.
Restò così, a capo chino, piangendo su di lei. Poi si sollevò e la tenne tra le braccia come in una Pietà cristiana mentre il sangue disegnava una mezzaluna rossa davanti ai suoi piedi.
Gocce di sangue pendevano come rubini dai suoi riccioli d'oro e le lacrime continuavano a scendere copiose lungo le sue guance. Poi un'onda di collera gli sollevò il petto, bruciò i suoi occhi e asciugò le sue lacrime. Achille gridò il suo dolore e la sua ira a quel cielo crudele, a quel fato che lo costringeva a restare invulnerabile in mezzo alle morti che ad una ad una segnavano le sue giornate.
Continuò a gridare, con quel corpo ormai esanime tra le braccia, ancora di una bellezza sublime ma tinto di quel rosso finale. In quell'isola di dolore e d'amore, aspettò finché fu il cielo a tingersi di quello stesso rosso e a incendiare tutto l'orizzonte sul mare e sulle navi, che si disegnavano ora nere su quello sfondo tragico.

 
Ennio Boccacci

Ennio Boccacci
 
Questo il racconto.


Ennio ferma la scena in tre fasi diverse. La guerriera con le sue armi, il corpo a corpo, lo slancio di Achille sulla sua vittima ormai inerme.
A dispetto della Storia che la presenta allenata, bronzea e fortissima, decisa a vincere e uccidere il nemico senza pietà o esitazione, la guerriera Pentesilea appare qui nuda e fragile, espone il suo corpo diafano e gentile alla incontenibile aggressività del grande Achille.


Ennio Boccacci e Rita Castigli


Il senso profondo che è sotteso a tutto il ciclo pittorico in mostra è la delicata bellezza della donna in contrapposizione all'energia distruttiva dell'uomo.
Nel trittico di Pentesilea, che è il dipinto centrale del ciclo, tale contrapposizione è resa tangibile dalla presenza dei due personaggi, mentre nelle altre tele ogni donna è dipinta sola. Sola anche a sottolineare la condizione di solitudine in cui spesso la donna si trova a decidere e lottare, senza violenza ma con fermezza e coraggio per realizzare i suoi desideri o bisogni o idee.
Ogni giovane donna è presentata prima che il suo destino prenda la via, in molti casi tragica o violenta, che ognuna di esse ha percorso.
Ennio lascia intendere che benché in molti casi la responsabilità di ciò che faranno non sarà la loro,  comunque renderà il loro nome funesto e maledetto come quello della Monaca di Monza o di Pandora o di Lucrezia.
Questa serie di splendide pitture, dietro alla fresca bellezza, pone il problema del ruolo della fortuna nella vita umana e fa riflettere sul grande tema del libero arbitrio che è rimasto sempre aperto anche a livello giuridico e non solo nel profondo della coscienza. Perfino Gertrude non ha lo stigma della perversione e crudeltà che l'ha marchiata d'infamia facendone un modello di malvagità.
Ennio insinua un dubbio di innocenza violata, di ingiustizia subita, di giovinezza sacrificata. Sempre assente è il giudizio morale sulle donne, comunque scrigno di vita e di bellezza, colta nella sua fragilità e fugacità.


Ennio Boccacci
 
Ennio Boccacci

Il tono di queste evocazioni richiama la celebre Ballade des dames du temps jadis di François Villon che contiene una serie di dodici ritratti di donne storiche o leggendarie famose ai suoi tempi. Où sont les neiges d'antan? è il ritornello della ballata, dove si associa alla bellezza femminile la neve e il suo effimero candore.
Bianco-neve associato alla donna, come il panno bianco è associato nella pittura sacra alla Madonna.
Anche Villon non giudica nessuna di loro pur se condannata dalla Storia e ne canta la vicenda con malinconia e rimpianto. Esse hanno in comune, come quelle di Ennio, la bellezza e la morte.
Questa combinazione ne fa il simbolo struggente del tempo inarrestabile e fuggitivo.



Ennio Boccacci

Ennio Boccacci

Dopo il dramma di Pentesilea, entriamo in un placido cortile dove dalle finestre si affacciano fanciulle soffuse di luce bianca, una luce che loro stesse sembrano irradiare. Il tenero candore del loro incarnato suscita tenerezza ed evoca tepore di pelle gentile.
Incontriamo lo sguardo di Pandora che tiene orgogliosamente il vaso rovinoso, suo destino e suo stigma, con la naturalezza e la grazia di una donna che abbia raccolto l'acqua fresca del pozzo.
Saffo "la bella" alza gli occhi dal rotolo sul quale sta incidendo versi e reca tatuata sul braccio una sua strofa  perché la poesia è ineluttabile destino di vita e di letteratura per lei.



Pandora
Pandora
Saffo
Saffo
Il gesto di Frine che ci porge la fibula che Iperide sganciò davanti ai giudici denudandola, evidenzia un valore fondante della pittura di Ennio Boccacci: la bellezza dà senso alla vita e fa vivere il divino nel creato.
L'armonia del movimento vorticoso e voluttuoso della danza ci fa assolvere Salomè che sembra inconsapevole della decapitazione del Battista.


Frine
Frine
Salomè
Salomè

Miriam invece non ha colpe, ma la troppa luce, luce ultraterrena, la investe con un'emozione che le provoca un moto di difesa, di ritrosia, come nella tradizione di molte Annunciazioni.
Miriam
Miriam

Teodora è lontana dall'immagine di lei che i mosaici ravennati ci hanno dato, la Teodora imperatrice, carica di potere. Qui è figura leggiadra e senza peso, la danzatrice non oberata di pietre e diademi, con veli che le danzano addosso senza appoggiarsi sulla pelle luminosa.
Francesca da Rimini, indimenticabile per il pathos e la commozione del testo dantesco, qui ha gli occhi sognanti della donna innamorata soffusa languore in una fantasia di bianche lenzuola.

Teodora
Teodora
Francesca da Rimini
Francesca da Rimini
Lucrezia Borgia ci tende il famoso anello in cui celava il veleno, fatale per molti come la sua bellezza da troppi desiderata mentre Veronica Franco, che ci porge una perla simbolo di innocenza, ha il braccio coperto di una manica fastosa che la colloca nella Venezia cinquecentesca.

Lucrezia Borgia 
Lucrezia Borgia
Veronica Franco
Veronica Franco
La Monaca di Monza, ribelle al velo impostole, ci gioca lasciando liberi gli splendidi capelli e Artemisia Gentileschi, orgogliosamente, fissa il suo soggetto mentre appoggia l'amato pennello sulla tela.

Monaca di Monza
La Monaca di Monza
Artemisia Gentileschi
Artemisia Gentileschi
Infine Mata Hari accentua nello sguardo la lucentezza della collana le cui mille sfaccettature ipnotiche riproducono i tanti volti di lei.

Mata Hari
Mata Hari
Ennio Boccacci

Elisa Cecchetti e Luca Tomassi

Rita Castigli

Ennio Boccacci

Ennio Boccacci

Ennio Boccacci