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Cinema

In questa sezione del blog vi presentiamo alcune nostre recensioni e segnalazioni cinematografiche
  
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Pina

Wim Wenders, 2011





Se la danza vuole essere bellezza e fantasia
ma anche esprimere la complessa condizione umana

se vuole suscitare meraviglia
ma anche pietà

se vuole essere emozione sublime
ma nel rumore del traffico

se preferisce muri e pilastri
alle quinte del teatro
e la strada al parquet
e la terra alla scena

tutto questo 
è il teatro-danza di Pina Bausch
attraverso il cinema di Wim Wenders
che rielabora la sua straordinaria eredità
spostandola in esterni cittadini.

Un romantico pas-de-deux su uno spartitraffico
mentre al di sopra passano i vagoni della metropolitana
è struggente come nessun'altro
e il classico pas-de-bourrée 
su una tettoia di impianto industriale
è carico di ironia e pathos insieme.

La perfezione della ripresa e del gesto illudono
quando la donna nerboruta si scompone in due persone 
e l'abito rosso prende il volo
come un'elica che si allontana.
La sequenza finale dei ballerini in passerella 
che disegnano le loro sagome nel cielo
ripetendo senza sosta la stessa serie di movimenti, le quattro stagioni,
evoca il sorriso lontano e consapevole del Tempo che corre.

Wim Wenders, nella sua totale adesione alla poetica di Pina Bausch,
la fissa in immagini di cristallo e in fotogrammi dall'incanto surreale.

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This Must Be the Place

Paolo Sorrentino, 2011





Anche per noi esiste la decima Musa. E' quella del cinema. Una musa che sa armonizzare competenze e aspirazioni differenti ed ha capacità imprenditoriali, ma che fa nascere creazioni di assoluta bellezza.
Come le altre arti, poggia su una base di solido e raffinato artigianato ed in effetti larga parte della produzione è definibile in questi semplici termini. Ma alcuni film spiccano il volo e fanno il cinema grande.
Il film di Sorrentino con Sean Penn protagonista nel ruolo di una ex-popstar concentra in una ammaliante serie di primi piani il senso della storia. (Come Samuel Beckett, nella sua unica regia cinematografica, aveva caricato le macerie della sua esperienza sul viso disfatto di Buster Keaton).
Negli occhi truccati, poetici e indifesi, nel loro essere ridicolamente fedeli ad un passato lontano e rinnegato, si resta catturati e affascinati molto di più che in un viso bellissimo e perfetto. 
La storia si svolge al di là di quegli occhi, nel mondo bloccato e fragile dei  ricordi e delle ferite fatte e ricevute.
Come il protagonista risolva il conflitto e il silenzio trentennale con il padre portandone a termine la missione potrebbe riassumere semplicemente la storia. Ma la narrazione si snoda sul filo teso alto lungo gli stupefacenti primi piani, tutti momenti densissimi di emozione; lo stupore inerme del bambino davanti alle sofferenze umane, l'ambigua comicità del clown, la maschera dipinta dal passato con sovraimpressi i segni del tempo in fuga, la stanchezza del personaggio che si porta sempre appresso il suo trolley di vita vissuta che, insieme al trucco, costituisce la "persona". 
L'uomo che ritorna a casa dalla sua missione non ha più bisogno di truccarsi né di un carrello sempre con sé. E l'ultimo primo piano è un sorriso.

 

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