Le tele o tavole di argomento sacro sono, sì, ammalianti con le figure che si dispongono in scene di perfetta armonia e con i colori che costruiscono ricchi drappeggi e animano le membra (il gusto esigentissimo dei Medici e dei fiorentini di allora, abituati all'irraggiungibile perfezione della pittura degli ultimi cent'anni, non avrebbe accettato nulla di inferiore), ma i quadri che abbiamo trovato più stupefacenti sono stati i ritratti.
I dettagli sono incredibilmente minuziosi e perfetti, tanto che si ha l'impressione di un'adesione assoluta al vero, di una volontà di resa fotografica (se mi si perdona l'anacronismo) perfettamente nitida.
Ma non può essere così. Tutto è troppo bello, tutto è troppo lucente. Le sete, gli incarnati, i gioielli, i ricami, tutto induce meraviglia.
La magia di questi ritratti sta nell'illusione del vero, ma un vero di sontuosa bellezza, troppo sublime eppure credibile.
Le figure, con nomi e cognomi testimoniati dalla Storia, solo ingannevolmente appartengono al passato, poiché si collocano in uno spazio molto più vivo nel presente dell'immaginazione.
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Informazioni pratiche sulla mostra:
Firenze, Palazzo Strozzi
dal 24 settembre 2010 al 23 gennaio 2011
orari: tutti i giorni 9-20 (il giovedì fino alle 23)
Vai alla home page della mostra
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Immagini:
Come d'uso, nella mostra non è consentito fotografare.
Vi proponiamo allora una selezione di alcune delle splendide opere esposte, sotto forma di link alle immagini contenute nel sito web della mostra.
Le riproduzioni contenute nel sito sono molto belle e ad alta risoluzione. Per goderle appieno cliccate sull'immagine per ingrandirla in una nuova finestra (è necessario avere Java installato nel computer), poi andate a tutto schermo (tasto in basso a destra), quindi utilizzate lo zoom e gli altri tasti per "esplorare" l'immagine. Tasto ESC per uscire.
Le sale dell'esposizione, tematiche (vedi link accanto a ciascuna opera) sono percorribili virtualmente in vista panoramica.
Un discorso a parte lo merita l'inquietante Crocifisso Panciatichi, di cui si parla in fondo alla pagina (scorrere l'articolo verso il basso)
Ma per ammirare davvero i capolavori del Bronzino, vi invitiamo ad andare a Palazzo Strozzi ...
Ritratto di Guidobaldo della Rovere (sala II)
Ritratto di Giovanni de' Medici fanciullo (sala III)
Ritratto di Eleonora di Toledo col figlio Giovanni (sala IV)
Ritratto di Lucrezia Pucci Panciatichi (sala V)
Ritratto di Bartolomeo Panciatichi (sala V)
Ritratto di Lorenzo Lenzi (sala VI)
Venere, Amore e satiro (sala VI)
Ritratto di donna della famiglia Sofferoni (sala VIII)
Ritratto di dama con cagnolino (sala VIII)
Ritratto di giovane con liuto (sala VIII)
Ritratto di Andrea Doria in veste di Nettuno (sala VIII)
Ritratto di Stefano IV Colonna (sala VIII)
Ritratto di un collezionista d'arte (sala VIII)
Tra le altre opere esposte, non riprodotte nel sito della mostra, vanno ricordati due splendidi ritratti: quello di Cosimo de' Medici e quello della figlioletta Bia. Le trovate facilmente sul web, ad esempio nel sito settemuse.it
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Il Crocifisso
(dal sito web della mostra)
Ma lasciamo per ultima la più grande sorpresa di questa mostra, l'emozionante Crocifisso che il Bronzino sembra abbia dipinto, per la famiglia Panciatichi, ritraendo dal vero un cadavere come racconta il Vasari(1).
Lo potete vedere meglio esplorando la panoramica della sala V, oppure nell'articolo di Carlo Falciani (curatore della mostra) citato più in basso.
Falciani ha riscoperto recentemente il Crocifisso di Bronzino a Nizza, dove questa intensa quanto raggelante opera era esposta con dubbio riferimento al Sassoferrato. La nuova attribuzione al Bronzino è fondata, oltre che sull'autorevolezza e competenza del curatore, su citazioni contenute nelle fonti e sulla quasi totale analogia con la crocifissione dell'Allori, allievo del Bronzino, esposta in sala IX.
L'interpretazione di questo sconvolgente Crocifisso, unico nell'ambientazione in una surreale chiesa spoglia, è ancora da chiarire. Alcune riflessioni, basate su elementi emersi nel corso del restauro, sono riportate in questa pagina del sito della mostra.
Un articolo dello stesso Falciani (The Development of Bronzino’s Religious Painting:
From Reformation to Counter-Reformation, from Youth to Maturity) è disponibile sul web nel volume Center 30 - Report of activities 2009-2010 - della National Gallery di Washington, alle pagine 76-79. L'articolo contiene interessanti considerazioni e una riproduzione fotografica molto chiara dell'opera.
Il Crocifisso Panciatichi disorienta.
Sempre la Croce si staglia contro il cielo: sia esso tempestoso o limpido o in cui si apra una luminosa voragine o che appaia come lo spazio eterno e in(de)finito dell'oro, lì si concreta e si giustifica la Croce come salvezza. Qui invece sta dentro una chiesa grigia e spoglia. E non c'è dramma, non c'è contrapporsi di emozioni con le figure addolorate e piangenti ai suoi piedi. Qui c'è solo silenzio in una solitudine desolata.
Certo questa morte in una cappella senza conforto e senza lo spazio trascendente del cielo esprime una fede cristiana diversa. Anche Velázquez ha dipinto un Crocifisso sublime come questo e altrettanto solo contro uno sfondo materiale nero e buio. Quell'immagine può additare la fede come unica luce e salvezza. Nell'opera del Bronzino invece ci sembra di intuire un atto di dissenso o di accusa.
Diego Velázquez, Cristo crucificado (1632). Madrid, Museo del Prado
(1) Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1568). Il Bronzino.
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